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Covid-19
Le parole dell'Ordine degli Psicologi sul Coronavirus
GESTIONE PSICOLOGICA DEL PROBLEMA
Il problema oggettivo del "coronavirus" diventa problema soggettivo in relazione al vissuto psicologico, alle emozioni e paure che il tema suscita nelle diverse persone.
La "percezione del rischio" può essere distorta e amplificata sino a portare a condizioni di panico che non solo sono quasi sempre del tutto ingiustificate ma aumentano il rischio perché portano a comportamenti meno razionali e ad un abbassamento delle difese, anche biologiche, dell'organismo.
E' bene quindi affidarsi ai dati e alla comunicazione diffuse dalle autorità pubbliche e alle indicazioni di cautela e prevenzione in essa contenute. Ad esempio:
- Ministero della Salute: https://www.salute.gov.it/nuovocoronavirus
- Istituto Superiore di Sanità: https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/
Non cercare di placare l'ansia inseguendo informazioni spesso amplificate ed incontrollate.
Ricordare che l'eventuale esposizione al virus non è sinonimo di malattia, che la contagiosità non equivale alla reale pericolosità per la salute umana, che esistono indicazioni pratiche per ridurre il pericolo. Che avere timori e paure è normale ma non ansia generalizzata, angoscia o panico, che non aiutano e sono controproducenti.
Un atteggiamento psicologico valido può aiutare non solo chi lo attua ma anche gli altri, innescando un circuito virtuoso, e aumentando il "quoziente di resilienza" dei singoli, della famiglia, della comunità.
Emozioni e Azioni al Tempo del Covid-19
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22.03.2020
È un momento buio, pieno di paura, solitudine, sospetto. Ora, più che mai, è fondamentale svolgere tutte quelle azioni che possono bilanciare questo stato: funzioni alternative che distolgono l'attenzione, permettono la connessione con gli altri, oltre a fare spazio ad altri tipi di esperienze.Emozioni e Azioni al tempo del Covid-19
∆Paura...
∆Effetto "Terrore"
∆Timore
∆Ansia
∆Confusione
∆Rabbia
∆Sospetto
∆Infodemia (bulimia di informazioni)
Cosa fare, per superare (insieme) questo momento:
✓Scrivi
✓Prenditi cura di te❣️
✓Leggi
✓Impara cose nuove
✓Cucina
✓Cerca solo fonti formali per informarti
✓Cambia le tue routine
✓Allenati in casa
✓Parla, ascolta, relazionati
..e, se hai bisogno, chiedi aiuto:
Galatolo Mariagrazia, 3407240302
31.03.2020
Supporto, sostegno e comprensione empatica
Una mia riflessione pubblicata nel sito della scuola Centro Terapia Cognitivo Comportamentale"È vero che la vita non ha senso senza una piccola apocalisse all'orizzonte, ma è anche vero che non si può vivere vaticinando ogni giorno i segni della fine nel primo caffè della mattina" (Scurati, 2019, pag. 662)
Una semplice frase, estrapolata dal testo, che ho ritenuto essere più che adeguata in un momento storico come questo, in cui in ogni comunicazione che ascoltiamo vengono enfatizzati numeri e si cerca l'attivazione del nostro sentimento di "comunità competente"; questo ci porta a fare i conti con l'imminente apocalisse che potrebbe travolgerci, scatenando il terrore.
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È una situazione di emergenza, vera emergenza.
Per questo è fondamentale offrire supporto psicosociale alla popolazione, seguendo i principi fondamentali del non nuocere, promuovere i diritti umani e l'uguaglianza, utilizzando approcci partecipativi, valorizzando le risorse e le competenze esistenti, lavorando nell'ottica di sistemi di supporto integrato (Giannantonio, 2009).
E, in tutto questo, la comunicazione funge da aspetto essenziale, parte integrante dell'emergenza che stiamo vivendo. È necessario porre attenzione agli aspetti comunicativi, per tutti coloro che ascoltano e che nelle nostre parole ricercano sicurezza, conforto, sostegno e che, al tempo stesso, noi dobbiamo utilizzare per costruire fiducia, cooperazione, a tutela della salute psicologica di tutti, con trasparenza e comprensione empatica.
Basilare è l'aspetto relativo alla comunicazione e alla relazione interpersonale come privilegiato strumento di comunicazione, anche se mediata telefonicamente, aiuta a ridimensionare il senso di solitudine percepita. Quello che viene detto ha un impatto fortemente emotivo nella mente di chi ascolta e contribuisce a formare la sua percezione del rischio.
Viene a svilupparsi la ricerca spasmodica di informazioni che abbiamo imparato a chiamare infodemia, in cui vi sono innumerevoli fonti informative, non sempre attendibili (stampa, tv, social network) dove ognuno vuole dire la sua; l'obiettivo è cercare di essere sempre aggiornati, scovare novità, nella convinzione che sapere, anche troppo, aiuti. In realtà, tutto questo non fa altro che alimentare l'allarme psicologico e aumentare la percezione del rischio, il processo cognitivo soggettivo mediante il quale un individuo trae informazioni dal mondo in cui vive e le elabora.
La paura è inevitabile ed è anche utile, perché aiuta a riscattarci; sta alla persona che accoglie questo sentimento, comprenderlo e non soccombervi.
È un'emergenza collettiva, non individuale, anche se la reazione di fronte al pericolo ha sfumature irresistibilmente soggettive, specifiche nella propria risposta e spiegazione.
La sindrome della Capanna
12/05/2020
SINDROME DELLA CAPANNA
La sindrome della capanna implica la voglia di rimanere a casa, in un posto dove ci si sente al sicuro, lontani da qualsiasi minaccia esterna; è associata, normalmente, ad un periodo di lunga clausura, come quello che abbiamo vissuto finora, a causa del Covid-19.
E' un disturbo associato al cambiamento delle proprie abitudini, quali, ad esempio, un distacco dai legami e dalle pressioni sociali e lavorative alle quali eravamo sottoposti prima della pandemia.
Si manifesta con sintomi quali angoscia, irritabilità, insonnia, non riconducibili ad alcun reale pericolo esterno; ma non è così per tutti. Chi soffre di questa sindrome è spesso una persona insicura, sensibile alla critica e al giudizio, con uno scarso senso di auto efficacia e incline all'ansia.
Solitamente, la sindrome della capanna tende a scomparire in un paio di settimane, il tempo necessario al riadattamento alla routine; per velocizzare il processo, è fondamentale allenarsi al cambiamento e alla novità ogni giorno, abituando il nostro cervello alle modifiche di routine che si erano consolidate già da tempo.
Un cambiamento va attuato anche nella nostra modalità di pensare, sostituendo pensieri catastrofici con quelli più razionali, tali da aiutarci a convivere con il virus e lo svolgimento di nuove attività.
Importante, inoltre, non trascurare le proprie emozioni e sensazioni: condividerle, esprimerle, rispettando i propri tempi, facendo un rientro graduale alla vita reale magari mantenendo le attività piacevoli scoperte durante la quarantena.
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2020: La sfida alla Socialità
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La pandemia da Covid-19, tutt'ora in atto, ha portato il governo italiano a mettere in quarantena l'intera nazione e ad adottare misure restrittive che hanno inciso sulla vita delle persone, con importanti risvolti a livello economico e psicologico; ciò ha inevitabilmente cambiato i progetti di vita, ponendo l'accento su temi come responsabilità e impegno, non solo verso se stessi, ma soprattutto verso gli altri. Che impatto ha avuto tutto questo sulle persone, che fino a poco tempo fa svolgevano una vita normale e che hanno dovuto fare i conti con limitazioni della propria libertà personale e sociale, interrompendo, per un tempo sconosciuto, il loro modo consueto di vivere? Nelle famiglie mediamente funzionali, con uno o più bambini, questa reclusione forzata nel periodo primaverile, ha spesso portato ad una maggiore vicinanza del nucleo familiare e al recupero di ciò che la frenesia della vita quotidiana, fatta da scuola, impegni extrascolastici e sportivi, aveva disperso. Con il crescere dell'età, però, le esigenze si modificano, si ricerca altro oltre ai genitori, come le relazioni amicali e sociali; gli adolescenti e i giovani adulti in fase di svincolo, sono stati più sofferenti durante il lock-down, si sono sentiti come animali in gabbia, frenetici di un bisogno di contatto con l'esterno, con la sensazione incombente di incertezza del futuro, un limbo dal quale faticano tutt'ora ad uscire. La socialità è fondamentale e centrale, in quanto permette lo scambio e il confronto, oltre allo sviluppo della propria identità, ma per limitare il contagio l'antidoto posto è il distanziamento sociale; paradossalmente, ciò ha permesso di riscoprire l'importanza dei comportamenti collettivi, i tratti di spontaneità e naturalezza che caratterizzano la civiltà e l'essere umano stesso. A seguito del Covid-19, le relazioni sociali subiscono un movimento parallelo e contrastante: aumenta la responsabilità, la crescente ricerca di isolamento, la riconsiderazione delle libertà personali, in contrasto con la necessità della presenza dell'altro. In questo caso, l'innovazione tecnologica ha permesso l'evolversi delle forme di contatto digitali; l'illusione di poter allungare il braccio e avere l'idea di toccare l'altro, anche se dista da noi centinaia di km, il sentirsi meno soli, la possibilità di collegamento a qualsiasi ora del giorno e con chiunque. Nell'adolescenza si vive il presente in previsione del futuro, compito sempre più difficoltoso in una società veloce e liquida (Bauman, 2002), sovraccaricata dalla pandemia e da tutte le sfide che porta con sé: un pericolo nuovo contro il quale non abbiamo strumenti di difesa efficaci, nonostante il livello avanzato della scienza medica, delle tecniche diagnostiche e delle terapie di cui disponiamo. Ansia, tristezza, paura, sono solo alcune delle emozioni che sono state rilevate da una ricerca recente (Buccolo, Allodola e Mongili, 2020) e che hanno avuto un grande impatto sulla riconfigurazione della vita delle persone; ma se da una parte, il primo lock-down di marzo ha portato con sé stati di paura e preoccupazione, quello che sta accadendo con la seconda ondata ha come parole d'ordine rabbia e disperazione. Lo stress è quasi insostenibile, le minacce che la pandemia porta a combattere mostrano la vulnerabilità dell'essere umano su più fronti, in primis la salute, ma non meno importante il lato psicologico ed economico. Le fasce più esposte sono le stesse che prima risultavano immuni; ora adolescenti e bambini sono considerati portatori sani del virus. E la paura e la rabbia si espandono a macchia d'olio. Per quanto si possa dire che le emozioni provate siano più che normali, spaventano l'individuo portandolo fino a stati di apatia e disinteresse; per questo è di fondamentale importanza cercare la condivisione, alleggerire il peso emotivo che ci sovrasta parlandone con qualcuno, buttando fuori le emozioni, soprattutto quelle negative, vedendo che non siamo i soli a sentirle, ma qualcun altro può aiutarci. Adesso più che mai, gli adolescenti necessitano di un tipo di educazione che debba intervenire per "insegnare a vivere" (Morin, 2015), ovvero permettere a ciascuno di sviluppare al meglio le proprie individualità e potenzialità, anche attraverso il legame con gli altri, preparandoli alle incertezze e alle difficoltà insite nel destino umano. Lo scopo è accompagnare la persona ad affrontare e superare l'alienazione, la solitudine e l'incertezza del mondo, che già di per sé genera crisi; nasce il bisogno di un insegnamento che abbia lo scopo di stemperare il senso personale di insicurezza. Riflettendo sui profondi spaccati creati a seguito di questi mesi, la società che si sta sviluppando dovrebbe fornire strumenti e strategie per fronteggiare le crisi, lavorando sulle fragilità, creando nuovi punti di forza, in particolare da parte degli adulti del domani, ai quali è affidata gran parte delle buone prassi da rispettare.
Dott.ssa Mariagrazia Galatolo - Psicologa
12/11/2020